Ginevra mi manda su whatsapp la foto di una pagina di un libro che sta leggendo con questa frase:
“Chi è grato per ciò che ha, non soffre per ciò che non ha. Questo è il segreto per una nuova vita….”
E lei mi scrive: “Eppure la gratitudine dura per qualche secondo e poi non si stabilizza.
O meglio, non mi sento lo stesso felice e soddisfatta e questo mi crea anche un gusto amaro e senso di colpa nel non riuscire a dimorare in quella sensazione di gratitudine ma invece di stare in quella sensazione di mancanza”.
Risposta mia: “Se leggi libri che scrivono per luoghi comuni non so che dirti…”
Ginevra: “Ma non è vero quello che dice?”
Io: “È un po’ come dire: “Se mio nonno avesse le ruote sarebbe una Panda”.
E il dialogo continua così:
-“Perché? Non è vero che, se fossimo grati di tutto, vivremmo leggeri e felici?”
-“Chi vive di ‘se fossi’ e di ‘se fosse’ …non vive.
-“Ma mamma!! Mi sento in colpa perché dovrei sentirmi grata per quello che ho e tu mi rispondi così?”
-“Chi vive di “dovrei” e di “dovrebbe” non vive.
Ma peggio ancora chi vive di sensi di colpa, non vive per niente.
-“Ecco, grazie, ora mi sento in colpa perché mi sento in colpa!”
-“Non fai forse prima a mollare il pensiero del senso di colpa e invece di pensare alla gratitudine cercare di essere totale, gustando momento per momento quello che c’è?
-“E già, invece questo è facile…”
-“Non è facile per il pensiero ma è facile per tutto il resto di te. In realtà è la cosa più semplice che ci sia perché non implica sforzo alcuno. Porta quindi attenzione a ciò che sei al di là del pensiero”.
Porta attenzione a ciò che sei al di là del pensiero.
-“E cosa sono al di là del pensiero?”
-“Sei nata per scoprirlo. Non avere fretta. Piuttosto chieditelo e rimani in ascolto di quel vuoto che la domanda porta”.
-“E che me ne faccio di quel vuoto?”
-“Non avere fretta di riempirlo con qualche risposta ma lascia che sia il vuoto, a suo tempo, a partorirla, ad offrirtela.
Tu rimani pronta e in attesa del nuovo nato. Che è, in fondo, un’intuizione, un’informazione, una goccia di Luce preziosa. Sarà un’esperire, vivo. Lo sentirai in te. Sa come giungere, lasciagli fare, rimani in attesa, attenta, vigile ma rilassata”.
-“Quindi il succo di tutto è di non cercare di essere grata o di farmi sensi di colpa perché non lo sono, ma di chiedermi chi sono al di là dei pensieri, cercando di non trovare una risposta ma attendendo che da quel vuoto emerga da sé?”.
-“Già”.
-“Quindi che ne faccio di quel libro?”
-“Fanne ciò che vuoi. Ma se un libro ti chiude anziché aprirti, se ti irrigidisce anziché renderti più morbida, lascialo andare. Magari è un buon libro ma non per te ora. O magari non è un buon libro per te. O magari lo sarà in futuro. Può invece esserlo per qualcun altro.
In ogni caso scegli ciò che apre il tuo cuore. Ciò che ti fa sentire viva. Ciò che ti aiuta ad essere vita che scorre”.
Scegli ciò che apre il tuo cuore, ciò che ti fa sentire viva, che ti aiuta ad essere vita che scorre.
-“E perchè quella frase del libro mi ha irrigidita nel senso di colpa?”
-“Perché ti sei giudicata. Perché ti sei paragonata. Perché hai fatto dell’ideale il tuo Dio, quando è solo un falso idolo.
La luce non riesce a mostrarsi se il cuore non accoglie”.
-“Ma che cosa non ho accolto?”
-“Te stessa. Te l’ho già detto. Non hai accolto l’immagine di te ingrata. Credi di dover essere perfetta quando la perfezione è sempre un idolo non è Dio. Occhio agli Idoli. Ingannano.
Il Creatore sta nella gratitudine e nell’ingratitudine. Poiché è Lui stesso che sperimenta gratitudine e ingratitudine attraverso ciò che chiami ‘te stessa’”.
-“Quindi quella frase mi ha fatto male perché non ho accolto l’immagine di me ingrata?”
-“Sì, ricorda sempre queste parole:
Siamo qui per portare tutto al cuore. Tutto. Ogni aspetto di te, degli altri, tutto. E ciò che non accogli fa male perché vuole essere abbracciato fino a potersi dissolvere serenamente nell’infinito spazio del tuo essere.
Scoprirai, solo allora, che non puoi essere grata poiché sei la gratitudine stessa.
La gratitudine è uno sguardo, non un pensiero, è lo sguardo di chi riconosce, facendone esperienza diretta, che tutto è perfetto così com’è.
-“Ho capito, mamma, grazie”.