Erano le 7.00 di una domenica mattina quando vidi entrare Elia in camera nostra furtivo e silenzioso per prendere un foglio bianco. Gli chiesi cosa stesse facendo e lui mi rispose: “Voglio fare un disegno”.
Mi chiedo che karma devo avere per non riuscire mai a svegliarmi più tardi di quell’ora. Anche le volte che ci provo, i bambini fanno talmente tanto casino che è impossibile continuare a dormire. Comunque, Elia disegnò un bellissimo vulcano in fase di eruzione…
Sentiva l’impellente bisogno di disegnare proprio quello. Guardai il disegno e gli chiesi: “Con chi sei arrabbiato?”.
Subito non mi rispose, ma quando glielo richiesi con calma e attenzione, mi disse: “Con Gioele, a volte proprio non lo sopporto, mi sta addosso, non mi lascia in pace”.
Meravigliosamente aveva espresso su carta un processo interiore difficile che aveva bisogno di elaborare in qualche modo. Gli chiesi allora di raccontarmi una storia partendo da quel vulcano.
“Il vulcano, dopo l’esplosione, butta fuori la lava che scende lungo i fianchi fino al mare”.
“E poi che succede?”
“Piano piano tutto si placa e ritorna la quiete. Vedo anche una pioggerellina che lava l’aria e un arcobaleno che compare nel cielo”.
“E se ti ascolti come ti senti ora?”
“Bene, non mi sento più arrabbiato”.
“Ok Elia, però quando Gioele esagera non tenere la rabbia dentro, magari vieni a parlarne con me che vediamo insieme anche cosa dire a tuo fratello. Ne parliamo tutti insieme”.
“Sì, ma in quel momento mi viene da spaccargli la testa!”.
“No, meglio di no, piuttosto urla ma non picchiarlo”.
“Vabbè”.
Qualche giorno dopo, lui e il fratello, stavano giocando insieme ad Uno quando, dopo qualche iniziale battibecco, capii che l’atmosfera si stava riscaldando ma aspettai prima di intervenire, pur monitorando da lontano la cosa.
Poco dopo, ecco provenire da Elia, un ruggito così profondo, aperto e intenso che sembrava quello di un leone: aveva preso alla lettera il mio consiglio.
Mi avvicinai a lui e lo guardai con gli occhi spalancati senza dire niente perché mi aveva lasciato senza parole. Mai avevo sentito un urlo/ruggito così totale. Anche Gioele si era fermato, stupito, ad osservarlo.
Dopo qualche secondo di silenzio gli dissi: “Mamma mia…sicuramente non hai tenuto dentro la rabbia…un bel passo avanti. Ora ascoltala in te, sentila nel corpo, vedi che probabilmente la senti in un punto preciso, accoglila, dalle attenzione…vuole solo la tua amorevole attenzione, allora piano piano se ne andrà ”.
Corse in camera sua ancora infastidito ma 5 minuti dopo tornò sereno.
Chiesi poi ad entrambi di raccontarmi il motivo del loro litigio per vedere insieme cosa era successo e come affrontarlo.
Successivamente, Elia ruggì ancora qualche volta ma notai che non tenne più la rabbia dentro di sé. Piano piano imparò a riconoscerla, ad accettarla e a lascarla andare, inoltre cerca nuove soluzioni pacifiche nel rapporto con il fratello.
Ha ancora parecchia strada da fare, ma ogni passo del cammino è una goccia di esperienza in più che rende la vita sempre più unica e ricca.