Il primo desiderio di un genitore è vedere i figli felici. Terribile é la loro sofferenza. Tuttavia ognuno di noi sa che nell’umanità il dolore di ogni tipo é di casa.
In alcune situazioni poi la sofferenza é talmente grande che l’unica speranza é l’aprirsi inaspettato della porta della Bellezza Collaterale, come la chiama Will Smith nel suo bel film Collateral Beauty.
Cos’é questa Bellezza Collaterale? E se fosse l’apertura dello sguardo vero, quello che permette di guardare oltre l’illusione?
Sembra infatti che noi soffriamo tutti a causa di un errore concettuale: ci sentiamo separati e crediamo di essere una persona con una sua particolare storia.
Così percepiamo noi e i nostri figli come entità diverse e separate che possono perdersi per non ritrovarsi più. Questo é tremendo ma per fortuna falso, illusorio.
Sotto le tante storie di ognuno siamo Uno. Sotto il personaggio che pensiamo di essere c’é l’Essere e basta che ognuno di noi È.
Il problema che non c’é coscienza di questo; siamo tutti Uno ma ciò che sentiamo invece é la nostra identità, il nostro senso del me.
Quando la sofferenza è veramente forte si apre uno spiraglio sulla Bellezza Collaterale che è proprio una breccia sulla nostra vera natura meravigliosa e splendente dove non esiste separazione e dolore.
Ma come fare a realizzare che la sofferenza esiste solo finché crediamo di essere un personaggio con una storia? Come fare a guardare oltre l’illusione della separazione per vedere che in realtà siamo uno con i nostri figli, un solo Essere?
Il problema é proprio un errore concettuale: non si vuole mollare il personaggio che uno crede di essere perché lo si pensa reale e si sente la spinta a preservarlo. E così tutto quello che si preserva é la sofferenza. Si confonde il preservare la vita con il preservare il personaggio. Noi non abbiamo bisogno del personaggio ma della vita e possiamo vivere veramente proprio senza il personaggio e la sua storia.
Siamo qui per scoprire di essere Figli dell’Attimo senza storia e che questo equivale ad essere Amore. Ma finché metteremo la nostra volontà al servizio della storia anziché dell’istante questo amore rimarrà sconosciuto.
Tante teorie belle e interessanti di fronte alle situazioni più tragiche della vita non consolano perché in quei casi il dolore é troppo grande per poter lasciar spazio alla mente; allora possiamo venir consolati dalla Bellezza Collaterale che spesso si rivela da sé all’improvviso. Quella Bellezza Collaterale offre anche solo per poco uno sguardo più vero che permette di andare oltre l’illusione della separazione, della sofferenza, della perdita.
Non possiamo perdere nessuno perché non c’é nessuno da possedere e nessuno che possiede. Sentire anche solo per un istante questo nel cuore consola e riporta a Casa, la nostra vera casa dove esiste solo l’Essere e basta, uno per tutti.
Ma si é troppo affezionati al personaggio e alla sua storia per essere disposti a prendere coscienza di ciò. Non siamo disposti ad essere e basta senza la nostra storia. Questo è l’unico problema quello che causa tutti gli altri. Quindi, per uscire dall’illusione della sofferenza la prima cosa da fare é proprio scegliere di voler vedere cosa c’è al di là della nostra storia personale, ma sceglierlo veramente; essere disposti anche solo per un attimo a vedere cosa c’é. Eppure una cosa così semplice appare difficile da realizzare perché solo pochi sono disposti a mollare il proprio senso del me anche solo per un istante. Pochi sono disposti a sentire quella vertigine dell’Essere e basta perché come si sente il proprio personaggio svanire si prende paura e lo si riacchiappa.
Quello che crediamo di essere, tuttavia, é solo un pensiero. Un pensiero che ripetiamo di continuo portando l’attenzione sempre lì anziché sullo spazio tra un pensiero e l’altro. Cosa c’è in quello spazio? È difficile da cogliere perché lo si fa sempre con il pensiero e così non funziona. Ecco perché non c’é nulla da raggiungere, nulla da realizzare ma solo un’accettazione profonda del nostro senso di essere e basta.
Le onde del mare se si dimenticano di essere il mare e si identificano con la loro storia di piccole onde soffrono perché si sono allontanate dalla realtà cioè che sono il mare e solo quello c’é. Se noi guardiamo l’onda che arriva sulla spiaggia e la sentiamo mare abbiamo uno sguardo di unità, certo non c’é la sofferenza dell’onda ma se la viviamo come onda individuale che muore sulla riva il nostro sguardo vedrà sofferenza.
Ci viene chiesto uno sguardo che sappia vedere e riconoscere l’unità, non la separazione e finché non sapremo guardare in quel modo vedremo solo nascita, sofferenza e morte.
È possibile? Sì perché siamo nati per questo. È l’unico nostro dovere.
E la Bellezza Collaterale del Sé sarà la nostra casa per sempre.
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