I miei pomeriggi sono molto movimentati; solitamente sono presenti in casa tutti e 4 i figli e anche il lupo. Mi sento come un sole con tutti i pianeti che gli girano attorno. Solo che è un sole spento perché i miei figli sono dei pianeti che non seguono orbite armoniche ma creano continue collisioni gli uni contro gli altri e anche contro di me.
L’altro giorno, tornando da scuola con i bambini, non ho fatto in tempo a prendere due cose in macchina e ad arrivare in casa che il più piccolo aveva già fatto entrare Shari, il lupo cecoslovacco. Il problema non è tanto questo ma il fatto che, in un batter d’occhio, è saltata sul tavolo dove vi era posata una torta appena fatta da Ginevra, mangiandosene metà.
Ed ecco che inizia il film pomeridiano:
briciole per tutta la casa, Gioele che corre dietro al cane urlando, Ginevra che corre dietro a Gioele insultandolo.
Entrando, trovo Elia immobile che guardandomi dice: “Io non sono stato”, ma non riesce nemmeno a finire la frase che il fratello più piccolo lo frusta con il guinzaglio con cui voleva prendere Shari, così Elia gli salta addosso, incazzato nero, placcandolo come un giocatore da rugby.
Ginevra a questo punto, non sapendo più contro chi inveire, se la prende con me urlandomi che sto crescendo due iene e non due bambini e che dovrei educarli meglio.
Mentre accade tutto ciò arriva Martino appena sceso dal letto, in mutande e se la prende con tutti perché c’è troppo casino.
Ginevra, già nervosa per la torta che non c’é più, gli dice: “Eccolo…arriva il deficiente che urla senza nemmeno sapere cosa stia accadendo”, così lui inizia con una serie di improperi indicibili, sempre urlando, non solo contro di lei, ma anche contro di me, dicendomi che sono una madre incapace perché non sono in grado di educare sua sorella.
A quel punto, Martino si accorge dei due più piccoli che se le stanno dando di santa ragione e si mette in mezzo per separarli. Gioele, seccato, afferra il polpaccio del fratello grande con i denti così che Martino, per non spaccargli la testa, se la prende con me dicendomi che ho cresciuto dei figli selvaggi.
In tutto questo, il cane, che corre impazzito per casa, arriva in ufficio, dove mio marito è in video conferenza per lavoro e gli salta addosso leccandogli la faccia; ecco che così, a Stefano, non rimane altro che presentare il lupo ai suoi clienti.
Tuttavia, arriva in quella stanza urlando anche Gioele, per riprendere il cane, così che Stefano presenta ai suoi clienti pure lui.
E io ho ancora la giacca addosso… Cerco di riportare la calma ma con scarsi risultati.
Mi spoglio e mi siedo un attimo sulla poltrona davanti al camino chiedendomi cosa ho sbagliato; forse hanno ragione: non li so educare.
E sono già sfinita, mi sento come un sole…spento, in collisione con i suoi pianeti. O Forse…mi sento proprio un buco nero.
Allora mi ricordo che il buco nero non è quello che sembra; è infatti colmo di luce, è la porzione di coscienza più ricca di luce dell’universo.
Questo mi rincuora un po’ e cerco in me, universo, quel punto così denso di luce da sembrare buio. Porto lì il focus dell’attenzione…e mi ci tuffo dentro lasciando che il buco nero mi accolga e mi abbracci così intensamente e profondamente da mostrarmi tutta la sua incredibile luce.
Ecco che così sono allo stesso tempo lo spazio, la luce, il buco nero e chi lo attraversa.
Bello vedere che tutto è perfetto così com’é.
Cosa accadrebbe se ci lasciassimo amare anche dai punti bui del nostro essere?
Cosa accadrebbe se invece di scappare da essi andassimo loro incontro per vedere cosa sono?
Credo che ci accorgeremmo che sono solo dei tunnel, dei passaggi, al termine dei quali ci troveremmo ad essere più ricchi di luce.
Dare amorevole attenzione alle parti sofferenti del nostro essere fa sì che quei punti bui mostrino la loro luce.
Mentre riemergo dal viaggio attraverso i buchi neri guardo i miei figli che ora sembrano essersi quietati.
Ginevra si mette a fare un’altra torta, Martino cammina su e giù per casa al telefono, Elia suona la chitarra e Gioele fa a maglia nella cuccia del cane, con il cane.