Molto spesso Martino e Gioele si danno il buongiorno in cucina alle 6 del mattino perché, uno è appena arrivato da una festa e sta per andare a dormire, mentre l’altro che ama alzarsi all’alba, sta per iniziare la giornata.
Loro due sono i provocatori per eccellenza quindi messi uno di fronte all’altro fanno scintille; si guardano in cagnesco per vedere chi inizia per primo la battaglia.
Di solito questa mossa spetta a Martino che fa qualcosa, un gesto, uno sguardo, una parola che funge da cerino per accendere la miccia.
La mattina di ieri, sabato, alla 6.15, Gioele stava cantando felice nello smontare il divano, tutto il soggiorno e la cucina per costruirsi una casetta, quando Martino ha aperto la porta di casa tornando da chissà dove. Dopo essersi salutati con un ciao, il più grande ha chiesto un abbraccio al più piccolo, che ovviamente non fa mai nulla a comando, tantomeno un gesto affettuoso, e Martino lo sa benissimo.
E infatti….Gioele gli si avventa addosso, e gli sferra un pugno in pancia secco e ben dato.
Martino si arrabbia, gli dà del deficiente ed entrambi urlano: “Mammaaaaa!!!”
Va sempre a finire così….io c’ entro sempre. Ma erano le 6.15 di un sabato mattina e io avrei volentieri dormito un po’ di più… tuttavia mi sono alzata.
Ancora non avevo aperto gli occhi ma sono ben riuscita a vedere quel soggiorno nel quale sembrava fosse scoppiata una bomba e nella cucina pure, visto che Gioele, prima di smontare tutto, si era preparato la colazione: carote e mele…con tanto di bucce sparse ovunque.
Dopo aver ricevuto quell’allucinante buongiorno, ed entrambi essere riusciti ad attrarre la mia attenzione, si sono placati; Gioele ha iniziato a leggere un Topolino dentro la casetta, mentre Martino ha deciso di farsi una piadina. A quel punto mi ci voleva proprio un caffè, così, mi sono seduta in cucina a guardare mio figlio più grande che, con un sacco di energia, si è messo a scaricare la lavastoviglie e a riempirla con i piatti nel lavandino dalla sera precedente.
Guardandolo allucinata per l’imprevisto aiuto mattutino, sono rimasta immobile, silenziosa, assorta nel cercare di capire che tipo di giornata sarebbe stata quella.
“Mamma, lo so che fare spesso mattina non è il massimo per la salute ma sento il bisogno, ogni tanto di sentirmi un po’ “ragazzo di strada” per uscire da quell’idea di bravo ragazzo che tutti si aspettano”.
“Sì sono d’accordo con te, l’ideale del bravo ragazzo è pericoloso ma stai attento a non esagerare con quello opposto. Che significa ragazzo di strada?”.
Mi ha mostrato così alcune sue foto di qualche ora prima, a ballare per strada alle primissime luci del giorno con altri ragazzi, a ridere e a scherzare.
“Bello…si sente una bella atmosfera…Comunque Martino, spero che tu già sappia che a me non interessa che tu sia quel tipo di bravo ragazzo, perfettino che fai tutte le cosine per benino, come tutta la società si aspetta da te. A me interessa che tu sia libero e felice, non bravo. E sei felice quando sei in grado di sentire la vita che scorre in te e capire attraverso quali scelte scorre e quali no”.
“Sì lo so mamma, ma la pressione é comunque sempre forte, lo so che devo essere concentrato sui miei obbiettivi e mettere tutte le energie lì”.
“No no, attento agli obbiettivi, se sei troppo duro con te stesso possono trasformarsi in terribili carcerieri”.
“Ma come? Non devo avere obbiettivi, ideali?”
“Non ho detto questo ma solo di stare attento che gli ideali non ti impediscano di essere te stesso, che vuol dire sentire la vita scorrere in te.
Non irrigidire il focus dell’attenzione sugli obbiettivi ma tieni serenamente la direzione che ti sta più a cuore, dando del tuo meglio momento per momento.
Importante è che quella direzione sia, passo passo, proprio quella che senti più viva per te. Poi, se dai del tuo meglio, in accordo ai limiti attuali e imparando dagli inevitabili errori, stai sereno che andrà come deve andare.
Fidati della vita; è con te, non contro di te ed è pure intelligente.
“Dare del mio meglio quindi non vuol dire essere perfetto come vorrei?”
“Assolutamente no! Dare del tuo meglio non vuol dire essere come nel tuo ideale di perfezione ma accettare il tuo modo di sentire la vita ora, senza definirti, senza giudicarti, imparando continuamente dai tuoi preziosi errori.
Impara a comprendere come dare del tuo meglio, allora non dovrai preoccuparti del risultato perché se saprai che più di così non avresti potuto fare, ti senti libero di accettare le cose così come accadono. Occorre essere tolleranti e gentili con i propri limiti, così potrai comprenderli e superarli”.
“Sì sì ho capito…mi devo liberare dal risultato e da ogni ideale guardando sempre nella direzione che sento più a cuore senza paura di sbagliare e procedere dando il meglio di me momento per momento accettando, a questo punto, tutto ciò che accade, fidandomi della vita”.
“Benissimo, proprio così!”.
“Allora… a te non interessa che sia bravo?!”
“No, ti voglio così come sei, felice, infelice…come ti senti di essere”.
“Sì infatti sono anche spesso malinconico”.
“Ottimo…la malinconia tiene attiva la ricerca di ciò che sei veramente. Un po’ malinconico, un po’ felice…benissimo. La vita è mutamento.
Sii te stesso senza tradirti mai…senti la vita che ti scorre dentro e agisci di conseguenza”.
“Mamma…mi è venuto sonno, me ne vado a letto”.
Ecco che quella giornata, iniziata così bruscamente, ha avuto poi un piacevole risvolto di condivisione esistenziale…all’alba…ma quel tipo di dialoghi, vanno presi un po’ quando vengono.