“Ginevra, ci servirebbe un’intervistatrice giovane e carina per una serata online…conto su di te”.
“Coooosaaa! Ma stai scherzando? Non ci pensare nemmeno”.
“Ginevra, tu mi chiedi sempre tante cose e io cerco di accontentarti quanto più possibile, per una volta che te ne chiedo una io potresti anche accettare no?!”
“Vabbè, ma su che tema dovrei farvi domande?”
“Scegli tu…”
“Ma nemmeno per sogno, che ne so io?!”
“Cosa vogliono sapere i ragazzi della tua età? Di che cosa vorrebbero sentire parlare?”
“Mamma, cose semplici dette in modo semplice, tipo su come fare ad essere felici”.
“Allora sia così. Sarà una serata sulla felicità, su che cos’è e come si può trovare”.
“Ma è registrata vero? Così quello che non viene bene si può cancellare”.
“No, no, è in diretta”.
“Mamma!!! Ma dai!!!”
“Ce la puoi fare Ginevra. Pensa che quando avevo poco più della tua età il mio maestro mi chiese di parlare in inglese davanti a 400 persone”.
“Ma di che cosa dovevi parlare?”
“Non avevo la più pallida idea di che dire; non c’era un argomento preciso. E mi chiese di fare questo intervento pubblico così, all’improvviso, durante un convegno, senza preavviso, per cui non avrei comunque potuto prepararmi il discorso. E poi in inglese….”
“Ma sapevi parlare in inglese così bene a quell’età da tenere un discorso pubblico?”
“Lo sapevo più o meno quanto lo sai tu…”
“Allora eri messa veramente maluccio”.
“Forse un po’ meglio di te”.
“Ma non avevi paura?”
“Ero terrorizzata, ma sapevo che il mio maestro mi stava addestrando al risveglio delle mie più profonde potenzialità e mi fidavo di lui. Se così mi aveva chiesto si vede che sarebbe servito. Le prove, del resto, sono parte del cammino”.
“Ti disse altro il tuo maestro? Ma poi sei riuscita a dire qualcosa?”
“Mi disse solo di parlare con il cuore e che avrei dovuto imparare ad ascoltarmi nel profondo per connettermi all’infinto intelligente. Mi invitò a parlare sempre della mia esperienza, non di quello che avevo imparato ma di quello che avevo conosciuto”.
“Come è andata?”
“Salii sul palco e non sapevo che dire, figuriamoci in inglese. Sentivo battere il cuore veloce e forte. E il vuoto. Nulla nella testa. Non una parola, non un’idea, non un pensiero. Solo il vuoto. Così in quei pochi istanti abbracciai il vuoto e mi fidai di lui fino a sentirmi quello. Scoprii che quel vuoto é intelligente e sa cosa dire. E parlai. Non ricordo cosa dissi ma poi le persone mi ringraziarono dicendo che avevo toccato il loro cuore”.
“Cavolo….io non ci riuscirei”.
“Se così credi, così è. Ma se ti dai la possibilità di riuscire, riuscirai. Sei e sarai quello che ti concedi di essere, fai e farai quello che ti concedi di fare”.
Se ti dai la possibilità di riuscire, riuscirai. Sei e sarai quello che ti concedi di essere, fai e farai quello che ti concedi di fare.
“Ma se la paura mi blocca, come faccio?”
“Anche io avevo paura in quel momento ma poi vidi che avevo due scelte: o dare attenzione alla rigidità della paura, oppure arrendermi all’apertura del cuore e parlare da lì. Mi arresi al centro del mio essere. Molte furono ancora le prove ma ogni volta presi sempre più dimestichezza con quel tipo di linguaggio”.
“Mamma…vabbè!”
“Vuol dire che farai l’intervista?”
“Vabbè”.
“Ecco, allora tieniti libera il 28 settembre alle 21.00”.
NOTA: chi volesse partecipare e ricevere il link di ZOOM è pregato di scrivere a: segreteria@neom-group.it