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In questa vita mi chiamo Carlotta Brucco ma mi chiamano anche Jyoti Charlotte.
Molti anni fa mi piacevano tanto i guru, poi ho capito che l’unico guru a cui dar retta è dentro ognuno di noi.
La parola “guru” nel titolo del blog nasce dal fatto che da tanti anni insegno alle persone a conoscere se stesse per cui capita che mi vedano come una sorta di guida spirituale.
Non credendo più ad alcun guru, inteso come qualcuno che possa decidere per te e al quale affidarsi in toto, uso questo termine in modo ironico.
Vi racconto un po’ della mia vita per capire come mai mi ritrovo a dover confrontarmi con questa condizione ridicolmente “guresca”.
Avevo tre anni e già le persone venivano a parlarmi dei loro problemi: parenti, amici dei miei genitori, tutti quelli che passavano da casa mia, si fermavano a raccontarmi di ciò che li affliggeva. Forse, sentivo la loro firma energetica o i loro pensieri, non so, ma ricordo che da sempre avvertivo il loro essere e tutti si confidavano con me.
Ricordo che pensavo: “Ma non si accorgono che sono una piccola bambina”?
Anche se devo dire che piccola bambina non mi sono mai sentita.
Appena nata guardai intorno a me, sentii il mondo e pensai: “Oddio…dove sono finita?!”
Dicono che i neonati non pensano…non lo so, forse non possiamo chiamarlo pensiero, possiamo magari considerarlo come qualche forma di coscienza, non soffermiamoci sui termini, ma io pensai proprio cosi.
Guardai i miei genitori, sentii una forma di affezione biologica ma compresi che dovevo ancora approfondire la loro conoscenza.
A qualche mese ricordo che parenti vari mi guardavano da sopra il lettino e io potevo leggerli da un punto di vista energetico e sentire chi era più in sintonia con me e chi meno. Percepivo tutto di loro.
Mi sentivo di essere entrata in un corpo e in un mondo molto “denso” e faticoso.
Era come saper di avere un certo tipo di conoscenza e capacità ma non trovare, per limitatezza dello strumento corpo umano bambino, le chiavi per attivarle.
Era come saper che cosa sei ma entrare in un sogno con molte limitazioni dove é difficile avere la lucidità per “vedere bene”.
Detto in altro modo più comprensibile: era come aver perso il libretto di istruzioni per la felicità.
Visto che non sapevo più come usare i miei “strumenti”, avrei dovuto preservare a tutti i costi solo un aspetto: la libertà di poter scegliere ciò che sentivo senza tradire me stessa. Questo mi avrebbe permesso poi, una volta trovato il libretto di istruzioni, di poter scegliere come usarlo.
Per cui, dopo il primo momento di: “Oddio…dove sono finita!”, é seguito il successivo: “Vabbè, non mi resta che tirar su le maniche e iniziare la ricerca”.
Però… l’ho detto con cattivo umore e un po’ così sono rimasta.
Ero sempre abbastanza infastidita da tutto devo dire, il dover avere un corpo da lavare, vestire, preservare, il dover parlare per essere compresa e l’essere sempre richiamata a fare quello che volevano gli altri, primi tra i quali i miei genitori.
Dopo i primi anni di smarrimento misi quindi subito bene in chiaro le cose con i miei: “Non esiste che mi comandiate. Faccio quello che voglio”.
Per grazia di Dio ho avuto due genitori “sessantottini”, per cui ho cavalcato l’onda “peace&love” e quindi dell’apertura di mente e del lasciar crescere i figli nella massima libertà e indipendenza.
Questo mi ha permesso di scegliere passo passo le esperienze che più sentivo appartenermi con ritmi e tempi miei.
Mollai subito la danza classica alla quale mi iscrisse mia madre a tre anni per la ginnastica artistica, poi passai al judo e in fine alla scherma.
Mollai subito i vestitini con i quali mia madre ha sempre desiderato addobbarmi per tuta e scarpe da ginnastica e jeans.
Mi sentivo un po’ come in battaglia alla ricerca del tesoro. Questo tesoro era il ricordo di me, non nel senso di personalità ma in quello di esperienza.
La scuola merita un discorso a parte che non farò, dico solo che sono sopravvissuta.
A casa mia giravano i più svariati personaggi “dell’era acquariana” di quei tempi, maestri spirituali di ogni tipo e, visto che sono cresciuta vicino a Torino, anche svariati medium e sensitivi.
Potrei raccontarne talmente tante da scrivere un libro.
Ho sempre sentito di essere connessa a forze di luce meravigliose, a maestri invisibili che mi stavano accanto, che mi guidavano silenziosamente ma non mi bastava, ancora moooolto non mi era chiaro o meglio, era come se dovessi mettere a fuoco ciò che già mi apparteneva e il fatto di non riuscirci mi portava sofferenza.
Avevo a cuore la pace in ogni direzione partendo da quella interiore. Ricordo che scrissi all’esame di quinta elementare un tema sulla pace che la preside incorniciò e mise nel suo ufficio. Il discorso era già allora: la pace inizia da dentro…e se non c’é lì non la puoi vedere fuori.
A 12 anni presi la decisione consapevole che non mi bastava più quel modo di vivere ordinario e che mi sarei avvicinata ad un cammino spirituale per cercare quella chiarezza che non trovavo.
Visto che già da bambina avevo frequentato con i miei genitori i lama tibetani, iniziai a praticare con loro.
Volevo cogliere il cuore degli insegnamenti e il mio hobby primario per tutta l’adolescenza fu quello di tormentare di domande tutti i maestri che incontravo; dimoravo in quell’ardore per la ricerca che mi spingeva ad interessarmi alla conoscenza interiore in modo totalizzante.
Ero talmente dentro la pratica che andavo a scuola con la mala al polso e dicevo i mantra mentre i prof spiegavano.
A 14 incontrai, non fisicamente ma ancor più intensamente, il mio maestro, Mahavatar Babaji, che mi seguì per tutto il tempo iniziandomi a varie discipline e spiegandomi inoltre sempre più a fondo le pratiche che imparavo nelle varie tradizioni spirituali.
Oltre ai lama tibetani conobbi maestri di altre culture spirituali, soprattutto induisti e cristiani, che mi iniziarono ai segreti della loro tradizione.
Non mi interessava la religione in sé ma il cuore comune a tutte le discipline spirituali. E quello che trovai fu proprio che i codici della conoscenza sono gli stessi in ogni dove; l’essere umano, ovunque sia, funziona attraverso gli stessi archetipi.
A 19 anni, dopo la maturità scientifica, mi trasferii dal mio paese di origine, Chivasso, vicino a Torino, a Padova per studiare psicologia anche se poi lasciai l’università al terzo anno perché capii che non mi interessava fare la psicologa.
Sentivo di più appartenermi ciò che si può chiamare medicina dell’anima, quella per la quale stavo preparandomi da tutta la vita, ma per questo tipo di studi non esistono università; il percorso nasce dall’intensità della ricerca, dall’apertura del cuore, dalla passione per la conoscenza che attiva connessioni, sincronicità, incontri, intuizioni, realizzazioni. È un percorso che fa del pensiero e della mente razionale il suo strumento, non il suo padrone e apre porte inimmaginabili sull’infinita intelligenza, sull’universo intero. Per cui, tutto ciò che desideravo era addentrarmi sempre più profondamente nella conoscenza della vera natura della mente.
Il mio compagno padovano di allora, aveva aperto, qualche tempo prima, un centro spirituale dove svolgeva la sua professione di psicologo specializzato in psicosomatica, e lì iniziai subito ad insegnare, o meglio a condividere la mia esperienza.
Continuai a frequentare i maestri delle varie tradizioni e anche a viaggiare con loro in Oriente.
Iniziai ad essere relatrice a congressi, a scrivere articoli, ad insegnare a gruppi di persone di ogni età.
A 29 anni scrissi il mio primo libro per le edizioni Sonzogno-Rizzoli “Educazione alla Pace Interiore” e continuai poi con altri pubblicati da Anima ed. e per Neom ed, la casa editrice che ho aperto in questi ultimi anni insieme a mio marito Stefano.
Tengo da anni il blog per Anima ed. “L’Abbraccio che Libera”, e una trasmissione radio, “Chips di Luce” con Riccardo Telesca (insieme stiamo diffondendo l’unione tra fisica quantistica e spiritualità) e poi, corsi, video-corsi, conferenze…
In tutti questi anni ho visto migliaia di persone, ne ho sentite di tutti i colori…e ancora ne sento.
Al di là di tutto quello che ho fatto o non ho fatto, che non è poi così importante, la pratica iniziata da bambina portò nel tempo i suoi frutti.
Trovai passo passo il libretto di istruzioni, tutto divenne sempre più chiaro e quella libertà che da piccola sentivo appartenermi ma che non riuscivo a mettere a fuoco divenne Casa.
Nonostante abbia trovato quello che cercavo continuo ad imparare ogni giorno e anzi, proprio l’esperienza di ogni momento arricchisce il senso della vita qui.
Condividere questa esperienza permette che la conoscenza diventi servizio.
Sebbene quindi, sia sempre stata una sorta di guida spirituale, la parola guru nel titolo di questo blog è una presa in giro di me stessa…mi fa ridere…e ormai é proprio passata di moda.
In questo momento occorre infatti imparare ad essere guru di se stessi, smetterla quindi di dipendere da un maestro fuori per rivolgersi e connettersi a quella voce interiore che richiama alla saggezza e all’amore.
Ora siamo invitati a sentirci insieme, come un unico corpo, tutti connessi l’uno con l’altro per imparare a vedere e a dar vita al nuovo mondo.
Siamo chiamati alla realizzazione dell’ “Io sono Te e Tu sei Me”, per poter finalmente comprendere la regola aurea che dice: non fare all’altro quello che non vorresti fosse fatto a te.
Siamo invitati a spogliarci da quei vecchi schemi che non ci servono più, a lasciar andare la paura affinché l’amore possa aver spazio per prendere il timone della nostra esistenza.
Questo blog è rivolto a tutti ma soprattutto ai genitori, agli insegnanti, agli educatori, a tutti quelli che hanno a che fare con le nuove generazioni.
Vuole essere un po’ divertente, ironico, vuole strapparvi qualche sorriso, per rendere il duro compito di avere a che fare con i bambini e i ragazzi un po’ più leggero.
…continua al… “Perché mamma”.