Un altro pomeriggio in casa con i miei 4 figli:
i 2 più grandi, chiusi ognuno nella propria stanza da letto, fanno finta di studiare, mentre i 2 più piccoli giocano in camera loro.
Mi trovo, insomma, in uno di quei rarissimi momenti di quiete quasi preoccupanti ma viene comunque, quasi subito interrotto da un pianto disperato.
Aprendo la porta della stanza dei bambini Elia mi urla piangente che Gioele gli ha tirato un lego in faccia.
Cerco Gioele con lo sguardo per sgridarlo e lo trovo immobile, seduto in una perfetta posizione di meditazione, inespressivo con le mani sulle ginocchia e gli occhi chiusi.
Mi arrabbio con lui chiedendogli più volte il motivo del suo gesto ma lui continua a stare immobile con gli occhi chiusi in silenzio, senza batter ciglio.
Rimane così, nonostante lo sgrido severamente, finché me ne vado.
Vedo allora, dalla porta lasciata semiaperta, che si rimette a giocare con il fratello, d’amore e d’accordo, come niente fosse successo.
Sembrava volermi dire: “Ho capito il mio errore, quindi lasciami stare, qualunque cosa mi dirai io la dissolverò nel silenzio finché non avrai finito. Le tue parole non mi toccano”.
Ed effettivamente, quello che emanava era proprio un profondo silenzio di pace.
Sarei stata lì a guardarlo perché avvertivo lo spazio che aveva creato dentro di sé.
In quel momento, più che altro, mi ha fatto ridere ma il suo modo di prendere le sgridate ha portato alla luce un atteggiamento interiore interessante.
Gioele, molto probabilmente senza esserne ancora totalmente consapevole, ha manifestato con quel gesto un aspetto della saggezza: ha offerto silenzio, non solo silenzio di parole ma silenzio dentro. E quel silenzio interiore è uno spazio di accoglienza nel quale ogni storia si dissolve.
E si dissolve proprio perché viene accolta e quindi compresa.
Ecco che si apre la magnificenza del momento presente e si torna a giocare liberi e felici.
Auguro a tutti voi una Buona Pasqua.
Che sia un momento per ritrovare in noi quello spazio silenzioso che offre accoglienza a tutto ciò che è difficile, a tutto ciò che non ci piace.
Un maestro mi diceva sempre: “Tutto quello che porti al cuore non crea sofferenza”.